SABATO 11/05/2024 - ISCRIZIONI APERTE
ALLA RICERCA DELLA STALLA OVALE - VAL DI MELLO
Come tutti gli anni, non può mancare l'escursione in alta val Qualido. Un luogo unico, sconosciuto ai più. Una valle incredibile, che nasconde uno dei manufatti più spettacolari delle alpi. Storie di vita passata, vissuta tra il severo granito della val Qualido. Protetti e sovrastati da imponenti pareti raggiungeremo la piana dove sotto un'antica frana cercheremo l'ingresso del Camarun.
DESCRIZIONE ITINERARIO: Dal parcheggio di San Martino saliremo a piedi in val di Mello. Raggiunte le prime abitazioni saliremo verso la pochissimo frequentata valle del Ferro. Il sentiero sale subito ripido e cosi sarà fino alla nostra meta. Pareti di granito immense, che hanno fatto la storia dell' arrampicata, ci sovrasteranno e ci ammaglieranno con la loro mole. Saliremo scoprendo la storia rurale di questa valle, fatta di fatica, tradizioni e lavoro. Arrivati nei pressi del Cavalet, dove la pendenza spiana, troveremo i resti di un'antica opera unica sulle alpi. Il Camarun, o stalla ovale: "Avevano tolto circa 600 metri cubi di terra e sassi d’ogni dimensione, ricavando un vano di forma ovale, lungo una ventina di metri, alto nel punto massimo quattro metri e largo circa sette. La grande stalla ovale fu poi rifinita con un pavimento in acciottolato dotato di scoli per i liquami; su tutto il perimetro interno fu disposta una lunga mangiatoia di larice, con fori appositi ove legare circa 50 mucche, i vitellini erano invece tenuti liberi, al centro della stalla. Alcune feritoie verso valle provvedevano a lasciar passare aria e luce, mentre tutto il perimetro, compresa la porzione interna a monte, fu chiuso con un solido muro a secco. Infine, un grosso tronco di larice, disposto in centro alla sala, quasi a sostenere il monolitico tetto, serviva a reggere un piccolo tavolato sospeso che fungeva da fienile. (Cit. Giuseppe "Popi" Miotti)".
ALLA RICERCA DELLA STALLA OVALE - VAL DI MELLO
Come tutti gli anni, non può mancare l'escursione in alta val Qualido. Un luogo unico, sconosciuto ai più. Una valle incredibile, che nasconde uno dei manufatti più spettacolari delle alpi. Storie di vita passata, vissuta tra il severo granito della val Qualido. Protetti e sovrastati da imponenti pareti raggiungeremo la piana dove sotto un'antica frana cercheremo l'ingresso del Camarun.
- RITROVO: ORE 08.30 presso parcheggio San Martino (Val Masino) - vedi mappa tutti ritrovi - contattami per altre soluzioni
- PARTENZA ESCURSIONE: ORE 08.45
- DISLIVELLO: 1150 mt circa - sviluppo circa 14 km
- ELEVAZIONE MASSIMA: 2000 metri ca
- DIFFICOLTA': EE - Escursionisti Esperti
- Necessaria una buona abitudine a camminare diverse ore su terreno di montagna molto ripido e sconnesso.
- ATTREZZATURA: normale dotazione da escursionismo
- PRANZO: al sacco
- COSTO: € 35,00 (clicca qui per info su "la quota comprende")
- PAGAMENTO: tramite form di iscrizione in fondo alla pagina
DESCRIZIONE ITINERARIO: Dal parcheggio di San Martino saliremo a piedi in val di Mello. Raggiunte le prime abitazioni saliremo verso la pochissimo frequentata valle del Ferro. Il sentiero sale subito ripido e cosi sarà fino alla nostra meta. Pareti di granito immense, che hanno fatto la storia dell' arrampicata, ci sovrasteranno e ci ammaglieranno con la loro mole. Saliremo scoprendo la storia rurale di questa valle, fatta di fatica, tradizioni e lavoro. Arrivati nei pressi del Cavalet, dove la pendenza spiana, troveremo i resti di un'antica opera unica sulle alpi. Il Camarun, o stalla ovale: "Avevano tolto circa 600 metri cubi di terra e sassi d’ogni dimensione, ricavando un vano di forma ovale, lungo una ventina di metri, alto nel punto massimo quattro metri e largo circa sette. La grande stalla ovale fu poi rifinita con un pavimento in acciottolato dotato di scoli per i liquami; su tutto il perimetro interno fu disposta una lunga mangiatoia di larice, con fori appositi ove legare circa 50 mucche, i vitellini erano invece tenuti liberi, al centro della stalla. Alcune feritoie verso valle provvedevano a lasciar passare aria e luce, mentre tutto il perimetro, compresa la porzione interna a monte, fu chiuso con un solido muro a secco. Infine, un grosso tronco di larice, disposto in centro alla sala, quasi a sostenere il monolitico tetto, serviva a reggere un piccolo tavolato sospeso che fungeva da fienile. (Cit. Giuseppe "Popi" Miotti)".